L’imponente Porta Romana di Viterbo accoglie i visitatori all’interno delle mura cittadine, in corrispondenza del varco che da secoli regola l’ingresso in città.
L’attuale struttura monumentale, infatti, sorge in sostituzione di una porta preesistente, localizzata al di sotto della torre che oggi è adibita a campanile della vicina Chiesa di San Sisto.
Questo lato delle mura si affaccia sulla strada romana Cassia in direzione sud: nei secoli, ha rappresentato quindi il punto di transito di persone e merci in arrivo o in partenza per Roma, e a questo suo sbocco deve quindi il nome di “romana”, analogamente alla Porta Fiorentina.
Oggi è comunque la principale via d’accesso al centro storico, nonché un luogo molto importante: tra questo varco nelle mura e la vicina chiesa di San Sisto, infatti, viene allestita e preparata al trasporto la caratteristica “Macchina di Santa Rosa”, una delle tradizioni più sentite della città di Viterbo.
Storia di Porta Romana
Se il corrispondente varco nelle mura esisteva già in epoca medievale, l’attuale aspetto di Porta Romana è invece da ricondurre al Seicento, precisamente al 1643: è infatti questo l’anno in cui venne inaugurata dal papa Innocento X, giunto a Viterbo in visita alla cognata Donna Olimpia Pamphili.
Proprio in ricordo di questo importante evento, la Porta venne inizialmente denominata “Innocenziana” o “Pamphilia”. In cima alla porta, decorata in stile barocco, si possono vedere gli stemmi di questo papa, che si occupò dell’inaugurazione, così come quelli di Clemente XI: in mezzo ad essi, è stata collocata una statua di Santa Rosa, che dall’alto sembra vegliare sulla città di Viterbo.
Caratteristica è la presenza delle porte in legno, realizzate da Francesco Minestrone di Vetralla.
Sulla porta sono tuttora visibili i segni delle cannonate, sferrate nel dicembre del 1798 dall’esercito francese nel tentativo di violare le mura ed entrare in città.